Può capitare che possediamo da anni un romanzo che ha scritto un amico e che ci ha regalato e che non abbiamo mai letto e che mai leggeremo e che giace nel nostro salotto o nella nostra camera inutilmente, dato che no, non fa neanche arredamento non avendo la copertina rigida ed essendo la sua costola fine, su sfondo bianco ed essendo il suo formato simile a quello di una mano con l'aggiunta di 2 centimetri in più lateralmente e superiormente.
Come agiamo in questo caso? Non è pensabile restituirglielo. Ce l'ha regalato 15 anni fa. Va bene che abbiamo raramente tempo per leggerlo, ma in 15 anni bastava leggere mezza pagina al giorno e il tempo per leggerlo ci sarebbe avanzato. Non solo abbiamo avuto il tempo per leggerlo, ma avremmo potuto anche farne una osannante recensione sul nostro blog linkata su Facebook con entusiasmo evangelizzante. Ma non è andata così. Tu lo sai, il tuo amico lo sa, ma è bene che la cosa rimanga cheta, che non se ne parli, o pianterai uno di quei chiodi nello steccato... hai presente le catene di Sant'Antonio molto sagge che giravano alla fine degli anni '90? Se pianti un doloroso chiodo nel legno lo puoi togliere, ma il buco rimane. Non vogliamo bucare il legno della nostra amicizia.
E allora che fai, lo butti nella raccolta della carta? In tal caso devi fare i conti con la tua coscienza. Hai buttato il libro che il tuo amico ha scritto con tanta fatica. 169 pagine di sudore e labor limae. Che ti ha regalato con tanto amore. Amore per sé stesso, certo, non per te, ma insomma sempre di tanto amore si tratta. Ed è decisamente insufficiente a lavarti la coscienza i 169 fogli che salvano 173 foglie (alle pagine ho aggiunto le due copertine di cartoncino che immagino valgano doppio). È la bruttezza del gesto che conta. È comunque un buttar via. Se lo fai puoi chiaramente sentire dietro di te il rumore dei passi del tuo amico che si avvicina e ti chiede "Ciao carissimo! Che stavi facendo?".
Lo bruci per accendere il fuoco? A pensarci bene sembrerebbe più romantica, la cosa. Le tue pagine, amico mio, rendono tiepide le mie serate di fine autunno, senza bisogno di parole, come sempre accade quando l'intesa è profonda. Un po' romantica e un po' funebre. Forse sembra una cremazione vodoo, se pensiamo che il libro contenga un po' dell'anima del nostro amico. Che però è vivo. E l'anima anche. Forse. Ok, non è funebre. Caso mai è nazista.
Allora bisogna regalarlo.
Ma in questo caso non sarà facile come è stato facile per l'amico
regalarlo a noi. Noi non potevamo dirgli di no. L'autore era lui. Stava
cercando di distribuire la sua amata creatura, e se anche le persone più
care la rifiutano figuriamoci le altre! No, non funziona davvero così,
ma nella sua testa probabilmente sì, oppure nella nostra testacredevamo
che nella sua testa funzionasse così, altrimenti l'avremmo gentilmente
rifiutato.
E allora come lo regaliamo? C'è il book crossing. Ci sono
posti in cui si può abbandonare il proprio libro come i padroni crudeli
abbandonavano i cani in autostrada (ora mi pare non accada più), nella
speranza che qualcuno li prenda. Ma sappiamo che difficilmente qualcuno
lo prenderà, perché è un romanzo fra mille romanzi, di un autore
sconosciuto, e dunque questo significa farlo girare per scaffali e
scatoloni e appesantire i veicoli che lo trasporteranno, generando così
più inquinamento a causa del carburante in più consumato. E poi se non
abbiamo la fortuna di avere un luogo di book crossing vicino dobbiamo
percorrere magari chilometri per raggiungerlo, e se non abbiamo la
passione e il fiato del ciclista dobbiamo andare in automobile,
inquinando (sì, anche le auto elettriche inquinano, anche quelle a
metano, meno ma inquinano anche loro). E siccome inoltre non voglio
spendere soldi per far finta che un libro verrà letto da qualcuno non
solo non ci andrò in auto, ma neanche in treno né in autobus, a quel
luogo di book crossing, che fra l'altro è spesso itinerante e dunque
potrebbe non essere quel giorno in quel luogo, e dunque devo informarmi
sul web e perdere tempo esattamente come sto facendo con questo articolo
che circa nessuno leggerà.
Dunque
*
per ragioni di vicinanza e di poca spesa di tempo e soldi, gli unici posti in cui penso sia plausibile portare un libro che difficilmente qualcuno leggerà sono
- forse una biblioteca comunale che accetti libri a caso (non me ne intendo, non so se le biblioteche lo fanno)
- abbastanza di sicuro la biblioteca di una scuola (primaria, secondaria o superiore a seconda della complessità della materia trattata nel libro), e dico abbastanza di sicuro basandomi sul ricordo di quando andavo alle elementari ed io e i miei compagni di classe eravamo non obbligati, ma caldamente sollecitati a leggere libri extra-scolastici (che in questo modo diventavano scolastici, però), e pure a scrivere una recensione a lettura finita
- abbastanza di sicuro la biblioteca di una casa di riposo, già piena di libri regalati da boh, volontari, parenti di persone decedute, sindaco e non so chi altro, che mai e poi mai nessuno leggerà (infatti ne ho rubato uno anni fa senza alcun senso di colpa), e dunque un libro in più o un libro in meno... Un po' come il book crossing, ma senza scatoloni e senza trasporti
* L'asterisco l'ho messo quando ha risposto al mio messaggio il fratello a cui ho chiesto, per scaramanzia, se voleva un libro scritto dalla moglie di un mio ex-amico che mi ha bloccato su Facebook perché gli avevo detto che no, la storia del detto "in bocca al lupo" che si dice per augurare di stare nel posto più sicuro non è vera, è una bufala, lui diceva che l'importante è il concetto e io gli avevo risposto che la prima cosa davvero importante è non diffondere informazioni false; in realtà al fratello non ho detto tutti questi particolari, gli ho solo offerto il libro, e lui ha risposto "si ok".
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