lunedì 20 giugno 2016

Operazione alla spalla... anzi, no

Oggi era previsto il mio ricovero presso una clinica per un'operazione alla mia spalla destra.
Si tratta di una clinica privata convenzionata, la stessa che scelsi per altre operazioni (legamento crociato anteriore e toilette meniscale) nel 2011, nel 2007 e un altro anno che non ricordo. L'ho sempre scelta per via dei chirurghi che ci lavorano e di cui mi fido, e per nessun altro motivo.

Questo articolo è dedicato al motivo per il quale ho detto "per nessun altro motivo".

È un'altra storia italiana di pessimo dialogo interno a un'azienda, sommato al pessimo dialogo fra l'azienda e l'utenza. Sommato al fatto che si tratta di un'azienda che ha a che fare con la salute delle persone. Un'altra storia in cui chi sbaglia non chiede scusa, ma racconta balle. Su balle.
Su balle.

[Avvertenza: medico femmina = medica.
Una personalizzazione linguistica che almeno non fa danni, a differenza di... vedi sotto
]
A inizio 2015 mi faccio visitare dall'ortopedico che, visti i referti di risonanza magnetica e ecografia ed eseguiti alcuni test clinici, ipotizza una probabile lesione SLAP della spalla destra con fuoriuscita di liquido sinoviale che forma piccole cisti extra-articolari; mi suggerisce di sottopormi a intervento chirurgico solo se è importante per la mia attività sportiva. Reputo che è importante per la mia attività sportiva. Quindi mi procuro presso il medico curante la richiesta (solo pochi giorni fa mi accorgo che s'era inventato la diagnosi "lesione cuffia dei rotatori", per cui ho dovuto chiedergli di rifarla con la diagnosi del mondo reale) e mi metto in lista, sperando di essere operato dopo 2-3 mesi, come prognosticato dall'ortopedico.
Passano i mesi, e non vengo chiamato. Chiamo la segretaria dell'ortopedico, che mi dice di stare tranquillo, ché ci sono in lista, solo è molto lunga. Mesi più tardi vengo chiamato e informato che la data fissata è il 30 maggio. Ma siccome un po' di tempo dopo vengo a sapere che pochi giorni dopo quella data avrei avuto una gara, telefono e chiedo di spostare l'appuntamento. Ci mettiamo d'accordo a che io venga chiamato per un appuntamento successivo.
Passano le settimane, e non vengo richiamato. Chiamo io per chiedere spiegazioni. Spiegazione: non ero più in lista, perché avevo chiamato per annullare l'operazione. Spiego la differenza fra "annullare" e "chiedere di spostare". Vengo messo di nuovo in lista e per fortuna la data non è troppo lontana: 20 giugno.
Una settimana prima, esami pre-operatori. Devo andare alla clinica per elettrocardiogramma, visita anestesiologica, esami ematici, firma di alcuni documenti e ritiro di un'informativa. Varie altre persone sono lì per lo stesso motivo, e un cartello ci avverte che gli esami non si fanno in ordine di arrivo dei pazienti, e che vengono chiamati secondo una sequenza programmata dallo staff della struttura.
No, avete capito male. Non è che ognuno ha il suo orario. Tutti lì alle 7.30. Poi a sorpresa chiamano quello o quell'altro paziente. Io ad esempio sono stato chiamato verso le 8.30.
Dopo le visite, la segretaria mi fa firmare alcuni documenti e poi mi dà un foglio con varie raccomandazioni, che mi spiega a voce, caso mai non sapessi leggere. Una di queste dice che il paziente deve farsi, a partire da 2 giorni prima dell'operazione, una doccia al giorno con un particolare sapone. Sì, stavolta avete capito bene. Inoltre il paziente deve portare con sé la borsa del ghiaccio. Ma avevo già chiesto all'ortopedico se davvero ce n'era bisogno, e mi aveva risposto di no Mi viene in mente ora la somiglianza fra questa clinica e l'aldilà come è stato spesso descritto, un luogo dove non sono contemplati né il tempo, né il denaro.
...E neanche il cibo, dato che né si parla di cibo nel foglio suddetto, né la segretaria ne fa menzione. Da nessuna parte viene l'idicazione che dovrò stare digiuno. Ma me lo immagino.
Arriva la data dell'operazione e io, digiuno, mi presento alla clinica. Saluto i genitori che mi hanno accompagnato, entro nella camera che mi è stata assegnata; poco dopo, verso le 8.30, arriva la medica di guardia, che mi misura la pressione, mi ascoltail torace e mi chiede se sono digiuno. Le rispondo che ho bevuto del finto latte di cocco e del finto latte di nocciole, e mi risponde che non c'è problema. mi dice che siccome il mio è un intervento semplice, probabilmente sarò operato per primo.
 
Dato che l'operazione prevista è alla spalla destra, dopo averne chiesto il permesso a un infermiere, sposto sulla sinistra il comodino, su cui mi è stata fatta trovare una bottiglia d'acqua da un litro. Bevo. Guardo un po' di film sul PC portatile gentilmente prestatomi dalla nipote. Vado in bagno ad annaffiare. Guardo un altro po' di film. Bevo. Gaurdo film. Annaffio. Film, bevo, etc... arriva un'infermiera che mi dice di prepararmi, e cioè togliermi i pantaloni della tuta e la maglietta e mettermi il vestitino verde e il copricapo per andare in sala operatoria. Chiedo all'incirca fra quanto sarà; mi risponde che può essere fra 5 minuti come fra 25. Passa mezz'ora, e nessuno viene. Passa qualche altro minuto, e un'altra infermiera viene a dirmi che devo prepararmi. Poi vede che sono già preparato, e se ne va. Passa altro tempo, e nel frattempo ho finito l'acqua. Sono le 11.30 circa; faccio capolino nel corridoio e richiamo l'attenzione di un'infermiera.

- Scusi, mi può portare un'altra bottiglia d'acqua? Perché l'ho finita.
- Ha bevuto?
- Sì.
- Allora bisogna rimandare l'intervento.
- Ma io sapevo che si deve stare digiuni, non di stare senza bere.
- Per digiuno s'intende anche senza bere.
- No, per digiuno s'intende senza mangiare.
- No, per digiuno s'intende anche senza bere.
- No, per digiuno s'intende solo senza mangiare. Almeno nel linguaggio comune [questo è fra l'altro evidente data l'esistenza delle espressioni "digiuno secco" e "digiuno assoluto", usate per indicare chiaramente l'astensione dal cibo e anche dai liquidi].
- Comunque ora sento cosa dice l'anestesista.

Dopo 10-15 minuti l'infermiera, avendo parlato con l'anestesista, torna sentenza stranamente a metà. Mi dice, in sostanza tipo: "Deve rimandare l'intervento, sì. Comunque mi dice di aspettare, perché forse, per motivi che supercazzolosamente non si capiscono bene, le cose potrebbero andare diversamente". Boh. Aspetto.

Dopo un altro po' un'infermiera mi suggerisce di chiedere all'altra infermiera che è nella stanza di fronte, allora faccio capolino, chiedo, e mi dice che "nulla è cambiato". Ah. L'anestesista non ha cambiato idea. Quindi mi rivesto e vado via?
Ma no, mi dice. Dopo l'anestesista sale per parlare con me, magari decide diversamente".
Bella questa. L'anestesista per ora dice di no, ma forse lo convinco. Chissà. Ricomincio a sperare.

Sono già passate 2 ore circa dal mio ultimo sorso d'acqua. Arriva nella stanza l'ortopedico, che mi dice che sì, l'intervento è proprio da rimandare. Mi dice che posso andare, passando dalla medica di reparto per le dimissioni. Chiamo il babbo e gli chiedo di venire a prendermi. Parte subito, ma né io né lui sappiamo che arrivato alla clinica dovrà aspettare per circa altri 3 quarti d'ora...

Mi vesto, esco nel corridoio, a un infermiere spiego che l'ortopedico mi ha detto che posso andare e quindi sto cercando la medica di reparto per la dimissione. Mi accompagna vicino alla stanza burocratica; rallento e aspetto fuori; sento una voce irritata di un'infermiera che dice "ci ho parlato 10 minuti fa!" Non lascia finire di parlare l'infermiere, esce, mi vede e con tono spazientito mi fa "Deve aspettare l'anestesista!". Le spiegano che è venuto già l'ortopedico. Mi dice che allora contatta la medica di reparto, che devo aspettare in camera. Torno in camera.
Dopo un po' viene la medica, e mi dice che non mi può ancora dimettere, perché prima deve salire l'anestesista per firmare un documento.
Rimango in camera un altro po'. Poi, dati i problemi di comunicazione interna che ho notato fin ora, mi prende un dubbio che decido di chiarire chiedendo a un'infermiera nel corridoio.

- Ma l'anestesista lo sa che deve venire su a parlare con me? Lo chiedo perché l'ortopedico è salito e mi ha detto che posso andare...
- Sì sì, lo sa; ma non è che finisce l'intervento e viene su: finisce tutti gli interventi e poi viene su.

Per fortuna è in corso l'ultimo intervento... A un certo punto arrivano 2 anestesisti. Maschio adulto e giovane ragazza.
Mi spiegano che non bisogna bere prima dell'intervento, e che per digiuno s'intende non mangiare né bere. Rispondo che no, per digiuno s'intende solo "non mangiare", e che nessuno mi aveva detto di non bere. E fra l'altro la medica di guardia alle 8.30 sapeva che io avevo bevuto e ha detto ok.
Dico loro del documento che l'anestesista dovrebbe firmare, stando a quanto dettomi... Risposta: "No no, noi non dobbiamo firmare nessun documento". Ci salutiamo. Vado alla stanza burocratica e, frenando la mia voglia di uccidere... informo l'infermiera scorbutica di prima che l'anestesista non deve firmare nessun documento per la dimissione, e chiedo dove trovo la medica di reparto.
"Ora la chiamo. Vada in camera".

Dopo poco la medica di reparto viene e mi dimette davvero. In cosa consiste la dimissione? Farmi mettere una firma su un qualche documento, senza la quale lo staff si sarebbe trovato in una situazione imbarazzante? Questo avevo pensato, e per questo avevo fatto la gentilezza di rimanere. E invece no.
La dimissione consiste nel darmi una busta con dentro il CD di un esame che avevo consegnato e un foglio con scritta una bugia, e cioè che io non mi sono attenuto alle istruzioni date. Il CD è quello della risonanza magnetica.
Mentre usciamo nel corridoio le spiego gentilmente che, come dettomi dall'anestesista, non c'era bisogno di aspettarlo. Mi risponde, allontanandosi, "Ma noi in reparto dobbiamo seguire certe regole. Arrivederci".

Bugiarda.

È impossibile che esista una regola che dice che bisogna mentire ai pazienti.

Quindi bugiarda tre volte.

Bugiarda perché ha scritto che non mi sono attenuto alle disposizioni date (che in realtà non mi erano state date).
Bugiarda perché ha mentito sulla necessità dell'anestesista per la dimissione (ed è stata smentita dall'anestesista stesso).
Bugiarda perché invece di scusarsi per l'errore si è inventata che in quel reparto esiste una regola che ovviamente non esiste, perché non può esistere la regola di farti aspettare una firma che poi non viene messa.

Sono stato buono inutilmente.
Ho perso tempo senza nessuna utilità per me, né per loro... e tanto meno per il babbo che mi aspettava giù, e sono stato ricambiato con toni sgradevoli e il tentativo di prendermi in giro.

Vinco anche la sfida di oggi di non usare parolacce con nessuno, neanche con chi se lo merita, e alla bugia della "regola" seguita dal saluto della medica di reparto ce la faccio a risponderle "Ciao ciao".
"Arrivederci" non mi va proprio, per via della sua evidente etimologia. E a proposito di etimologia, ora che ci penso, "Ciao" sì che ci stava: dal veneziano, «(sono vostro) schiavo».

...Ah: secondo la prassi di questa clinica, un paziente che deve sottoporsi a un'operazione deve stare senza bere a partire dalla MEZZANOTTE che la precede. Vale per tutti. Sarebbe meglio differenziare l'orario a seconda dell'ordine in cui i pazienti verranno operati? Troppo complicato. Quindi indipendentemente dalle reali necessità fisiologiche, c'è chi sta senza bere per 8 ore, e c'è chi sta senza bere per 14 ore e mezzo...
Ma quali sarebbero le reali esigenze fisiologiche, se il paziente non ha problemi gastrointestinali? Il fratello infermiere ha chiesto a un anestesista con cui lavora. Secondo le ultime linee guida, qualunque sia il tipo di anestesia a cui ci si sta per sottoporre, è sufficiente stare senza bere a partire da 3 ore prima dell'intervento.
Però lì ci sono "certe regole".

1 commento:

Malahouse ha detto...

Mi complimento per essere riuscito a controllare le parolaccie. Questa storia e' contemporaneamente molto comica, triste e molto preoccupante.