Ciao, sono Silver e sono un amico.
E' un peccato esssere stati assenti dalla presente pagina per così tanto tempo.
L'amico canadese è arrivato il 28 giugno sera: sono andato a prenderlo all'aereoporto. Il parcheggio, sotto la mezz'ora, non richiedeva pagamento, a patto che si conservasse il biglietto probatorio dell'orario. Parcheggio, appoggio il biglietto sotto il parabrezza, e finisce dentro la fessura per l'aria. Aziono il getto d'aria; il biglietto fa allora capolino, ma c'è bisogno di un qualcosa per tirarlo fuori per bene. Le chiavi sarebbero ok, ma se le tolgo dal quadro, si spegne pure il getto d'aria. L'idea di separare una chiave dal mazzo mi verrà suggerita dall'amico canadese quando ormai il problema sarà stato risolto da tempo grazie a una chiave prestatami da una simpatica signora americana che mi ha fatto anche da camera-woman, seppur maldestramente (inizialmente pensava di dover usare lo schermetto della telecamera per farmi luce). Tale signora avrei reincontrato nell'aereoporto: stava aspettando suo marito da Londra, che era nello stesso aereo dell'amico canadese. Lo stavo attendendo con la videocamera puntata sulla porta dalla quale sarebbe entrato, pronto a premere "rec" nonappena sarebbe comparso. Mi si avvicina una brutta signora, non appartenente alla vigilanza (ma a quanto ho capito aspirante tale). E' clamoroso ma incolpevole come il nastro video 8 manchi della preziosa scena in cui ella zoticamente mi intima di non filmare le persone che escono di lì in quanto non sono autorizzato. C'è uno scambio di 5-6 battute fra noi non proprio amicali, che si conclude con Silver che intima a lei farsi i cazzi suoi. Si sposta di alcuni metri a destra; poi si sposta ancora, ancora più a destra ma indietro, per guardare senza essere vista; da lontano mi guarda con odio. Me ne avverte la signora americana... Allora mi volto, strizzo l'occhio all'impicciona; distoglie lo sguardo, infuriata; cambia ancora postazione: se ne va qualche metro dietro di me; rubo un ricordino registrando la sua immagine riflessa nella parete di vetro davanti a me. Passano ancora alcuni secondi..... e a voce alta.... improvvisamente e senza pensarci... da parte mia, una maleducata esclamazione di rammarico. Rammarico profondo, dentro di me. Mi sto accorgendo stavolta di una mancanza clamorosa e stavolta colpevole. E la colpa è mia, è mia e di nessun altro. Mi rendo conto che quella prontezza geniale e impagabile di cui mi sarei vantato forse per il resto della mia vita, io non l'ho avuta. C'era stata un'occasione, unica... Quell'occasione non tornerà. Quella di entrare nella storia come colui che ha vissuto da protagonista quella fantastica scena simpsonana da antologia (con Selma e Barney)... Alla domanda "Chi l'ha autorizzato a riprendere le persone?", nessuna parola, nessuna, avrei dovuto spiccicare, no... no... no.. A spruzzarla del deodorante che avevo lì sottomano, mi dovevo affrettare.
Nessun dubbio, non il più debole dubbio, che per dieci giorni sarei stato bene io e pure Gold dopo che gliel'avrei raccontato (anche lui va pazzo per quella scena). Nessuna intemperia sul cielo del nostro gaudio avrebbe potuto abitare, nessuna sventura ci sarebbe pesata, piccola come si sarebbe presentata di fronte alla goduria di quel pronto, perfetto "ftssssssssss". Ma solamente dopo, ci ho pensato... solamente dopo quei pochi minuti, sufficienti a farmi sentire la pochezza del mio saper agire subito, adesso... Quella serata una serata da dimenticare, che ancora ricordo, a faceva di me un perdente con dentro un vuoto che fa eco, e quest'eco era una voce della più disperata frustrazione... era la sensazione che difficilmente sarei riuscito a perdonarmi quel che avevo lasciato correre... a perdonarmi quel che non avevo fatto.
Il deodorante comunque l'ho spruzzato in faccia (al posto dell'abbraccio) all'amico canadese, che adesso sta bene.
Nessun commento:
Posta un commento